Attualità

B-Critic #7 by Francesco Schianchi

L’evoluzione della specie Design

Affrontiamo il design nella sua contemporaneità, partendo da alcuni concetti. DESIGN è una parola latina: dal latino: “de” (intorno a, proveniente da) e “signum” (segno, insegna, immagine, segnale, figura, ecc.,): indica la produzione di “segni,” distinzioni, elementi identificativi, simboli, ecc, che si traducono in elementi di stupore, di meraviglia. DESIGN è cultura del progetto. Cultura da colere, “coltivare”, far crescere, alimentare la vita; progetto da proiectum, proicere, gettare avanti, esporsi, proporsi, condurre all’altro, creare una relazione: il senso del progettare che si prende cura della vita e del mondo. DESIGN è produzione di senso, di significati, sensazioni, narrazioni, relazioni, emozioni, trasformazioni, esperienze, artefatti che modificano tutti i paesaggi culturali, sociali, tecnologici, emotivi, mercatistici nei quali siamo chiamati a vivere.

Il DESIGN ha una dimensione umanistica, la ri-affermazione dell’uomo, la sua centralità, la sua dignità, i suoi diritti inalienabili (vita, libertà, felicità) per essere motore della conoscenza, della curiosità, dell’immaginazione, della progettualità. Il DESIGN ha una dimensione antropologica, interprete della cultura dell’uomo, come ragnatela di significati, insieme di artefatti, linguaggi, sogni, aspirazioni, espressioni della sua vita: produce un arricchimento decisivo della qualità, fruibilità, sicurezza bellezza del vivere della Terra e dei suoi abitatori. Il DESIGN ha una dimensione etica che parte dal “considerare l’uomo e gli altri esseri viventi, i beni comuni, Gaia sempre come un fine e mai come un mezzo” (riprendendo I. Kant) I designer e le imprese hanno la responsabilità morale sugli effetti prodotti dagli artefatti sull’ambiente e sulla vita delle persone. Il DESIGN ha una dimensione economica. Fornisce il lessico alla produzione industriale, crea un valore economico, estetico, narrativo e relazionale agli artefatti, ai servizi, alle esperienze: “volano” della “produzione” di identità, di riconoscibilità, di competitività. Il DESIGN si sta trasformando in ANTROPODESIGN.

È il design per l’uomo, chiamato a migliorare la qualità della sua vita, rendendo concreto il diritto di ogni vivente ad essere felice. ANTROPODESIGN. Esprime l’etica della responsabilità, basata sul rispetto e i diritti delle future generazioni: per progettare e produrre un futuro sostenibile, per contribuire ad una vita vivibile e vissuta. Il fine del DESIGN è produrre felicità.  L’italiano felicità deriva dal latino felicitas, formato a partire da felix, che significa ” fertile, nutriente “. Nella radice latina c’è anche l’idea che la felicità nutra la vita, aiuti a vivere meglio: questo è il senso profondo del design.