La forza espressiva del rivestimento in ceramica non si manifesta solo attraverso le grandi lastre ma trova nelle infinite forme delle piastrelle, dai tagli diversi e spesso piccoli, ulteriori e interessanti possibilità di rivestimento. Se la lastra di grandi dimensioni consente di avere un’immediata visione complessiva del progetto architettonico, la dimensione più piccola ribalta la sineddoche e pone l’attenzione sulla singola “parte” che costruisce il “tutto” attraverso un’estrema attenzione per il dettaglio e una maggiore cura per il particolare.
La forma del rivestimento si riduce ma non perde qualità né energia comunicativa. È allo stesso tempo materia e apparato decorativo. Le forme si avvicendano, i moduli tralasciano il carattere ripetitivo, le tessere del mosaico diventano più grandi e irregolari per esaltare la vibrazione del rivestimento. Cambia la visione, si modifica il significato, tradizionalmente condiviso, legato alla forma piccola e viene richiamato il senso tattile attraverso la molteplice rappresentazione materica. Infatti si assiste alla realizzazione di nuovi filoni produttivi che nascono da rinnovati progetti di strutturazione della superficie: ci sono rivestimenti tramati, quasi come delle stoffe, ma anche delle diamantature, delle micropallinature che danno al prodotto ceramico qualità, valore e spessore. Si fanno strada nuovi modelli interpretativi che influenzano fortemente l’interior design e che diventano strumenti utili nelle mani dei progettisti.
Questa tendenza, ormai consolidata, sottolinea ancora più energicamente il fatto che il rivestimento in ceramica è uno dei materiali nelle mani del progettista da utilizzare non solo nel bagno e nella cucina, ma in tutti gli ambienti. La possibilità di avere forme pressoché infinite deriva soprattutto dall’evoluzione dei sistemi produttivi che, grazie alla loro flessibilità, consentono di ottenere i tagli più svariati. Oggi è addirittura possibile tagliare prima della cottura e, quindi, ottenere qualsiasi forma si desideri. L’idea di poter lavorare non solo sulla finitura superficiale dell’oggetto, ma anche sulla materia dell’oggetto stesso, permette di ottenere dei prodotti completamente diversi. I nuovi patterns guardano con interesse anche alle forme e ai materiali del passato, infatti diverse aziende italiane hanno riproposto ceramiche ispirate alle vecchie cementine: materiali e decori tipici di epoche passate, preferibilmente legate al proprio territorio, realizzate con tutti i criteri della contemporaneità, ma ispirate ad estetiche tradizionali. La designer India Mahdavi ha disegnato per Bisazza delle cementine esagonali con decori giocati tra motivi grafici optical, dalle linee essenziali e declinati in accostamenti cromatici audaci e inusuali con riferimenti alla cultura pop tipica degli anni ’70.
Questo è solo uno stralcio dell’articolo che potete leggere interamente sul numero 321 del Bagno Oggi e Domani. Per accedere all’edizione digitale CLICCATE QUI
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