“Le décor est nécessaire à notre existence”. Ci piace partire da questo pensiero di Le Corbusier per introdurre il terzo articolo sulla Ceramica da Rivestimento dedicato alla decorazione.
La decorazione è necessaria perché è espressione del nostro essere, è, al tempo stesso, spinta istintiva e riflessione. È uno strumento evocativo che contiene rimandi, ricordi e suggestioni. Il colore, o i colori in abbinamento bilanciato, sono il tramite che, al pari degli odori, suggeriscono periodi, situazioni, momenti vissuti. Gli oggetti hanno superfici narrative fatte di materia, colore, ritmo e decoro che possono essere gestite sul piano tattile, cromatico e percettivo: la superficie cromatica è quella più potente con cui interagire. Il colore è persuasivo e veicola, oltre alle sensazioni fisiche, anche quelle relative a memoria, storia e cultura.
Tuttavia, nonostante Le Corbusier scrivesse che “un oggetto d’uso dovrebbe essere decorato; come nostro compagno nella fortuna e nell’avversità dovrebbe avere un’anima. Insieme, le anime degli oggetti che sono stati decorati creano un’atmosfera di calore che illumina il nostro destino infelice”, fino a qualche anno fa, la tradizione moderna ha manifestato una certa diffidenza per la decorazione, probabilmente per un’insofferenza verso la sua arbitrarietà, cercando di mettere in risalto solo la bellezza intrinseca della materia e puntando sulla“sincerità espressiva” dei materiali, chiamata così, con un’accezione quasi moralizzante, per mettere in chiaro la sagace ambiguità posseduta dalla decorazione come sovrapposizione di un segno sopra un elemento già di per sé stesso espressivo. Less is moreè stato lo slogan del pensiero Minimalista che, nel corso del tempo, ha avuto tante forme e si è adattato ai vari stili che negli anni si sono sviluppati ed evoluti. È andato ben oltre il suo tempo, promuovendo l’esaltazione della materia e tralasciando la componente emotiva. L’assenza di decorazione ha dato spazio al racconto crudo degli oggetti e all’uniformità delle superfici ceramiche.
Da un paio di anni, invece, stiamo assistendo a un esaltante cambio di direzione, infatti diversi designer hanno rilanciato la decorazione pensata come elemento che concorre all’arredo complessivo di uno spazio, trasformandosi in una componente integrata del progetto.
L’architetto Marco Acerbis, ospite del presente articolo con una sua intervista, è andato oltre e ha traportato la decorazione sulle pareti esterne di uno spazio espositivo da lui progettato. I decori delle pareti, eseguiti da un artista che si è mosso sotto la guida di Acerbis, raccontano le trasformazioni e le evoluzioni della materia.
Quindi, se per qualche anno, la materia è stata l’espressione artistica della “nuova società meccanizzata”, oggi i linguaggi espressivi del colore e del decoro vengono utilizzati per portare nello spazio la memoria di un tempo passato, per lanciare nuove tendenze estetiche e per accendere o spegnere le note contrastanti all’interno del progetto.
Condividi l'articolo
Scegli su quale Social Network vuoi condividere