Come sta vivendo questa emergenza il comparto della distribuzione e come potrà superarla? Abbiamo intervistato Enrico Celin, presidente di Angaisa, che non ha nascosto le preoccupazioni per il settore ma che ha anche fornito una chiave interessante per la ripresa futura.
Quali sono state le prime reazioni del settore?
Fino a venerdì 14 marzo ritengo che molte aziende abbiano mantenuto lo stesso trend rispetto al periodo pre-emergenza. Qualcuno con andamenti positivi. Poi le cose sono precipitate. Tutti noi siamo rimasti sbigottiti di fronte alla rapida evoluzione della malattia. Nessuno prima aveva davvero capito la gravità della situazione, sottovalutando ciò che stava accadendo. Adesso siamo tutti molto preoccupati sia per la salute sia per la parte economica. Pur avendo attività che possono a oggi restare aperte (lo specifica il Dpcm 11 marzo 2020 all’Allegato 1 quando cita il “commercio al dettaglio di articoli igienico-sanitari” e il “commercio al dettaglio di ferramenta, vernici, vetro piano e materiale elettrico e termoidraulico”), compresi gli showroom, sta poi al singolo imprenditore decidere come comportarsi. Ognuno di noi, infatti, ha adottato una modalità di servizio riguardosa delle indicazioni dei decreti che si sono susseguito ma anche attenta nei confronti del cittadino, del pubblico, del privato, del contatto.
Come Angaisa sta cercando di supportare le aziende?
Il tema di oggi è soprattutto quando ne usciremo e come ne usciremo. Non ci sono statistiche o ricerche che ci dicano quando finirà questa emergenza. E tutto ciò destabilizza il mercato enormemente. E intanto bisogna capire come tenere in piedi un’azienda tutto questo tempo. L’associazione sta innanzitutto presidiando tutte le informazioni governative e associative che sono a disposizione. Quotidianamente emettiamo documenti utili agli associati. Inoltre siamo in stretto contatto con Confcommercio. Abbiamo per esempio firmato la lettera scritta dal presidente di Confcommercio Carlo Sangalli indirizzata al Consiglio dei Ministri per suggerire delle attività di supporto alle nostre aziende.
Gli associati Angaisa come si stanno organizzando a livello aziendale?
Siamo tutti impegnati su due fronti. Quello dell’informazione (sui provvedimenti c’è un’attività molto serrata) e quello della salvaguardia della salute dei nostri dipendenti. Si cerca di garantire il servizio ottimale, pur attivando, quando possibile, ferie e permessi ai dipendenti. Nel mio piccolo, posso portare l’esperienza della mia azienda (Miazzon srl, ndr) dove ho soprattutto reso operative le piattaforme di ecommerce e weborder per clienti privati. In azienda ci sono sempre tre persone su un totale di 20 in organico. Due di loro si occupano delle attività di supporto telefonico ai clienti che fanno ordini online, mentre la terza è il magazziniere che allestisce la merce e che, evitando ogni contatto fisico con gli installatori, consegna l’ordine.
C’è molta digitalizzazione in questo nuovo procedere del mercato…
Esatto. È la chiave di volta anche per riprendersi quando l’emergenza sarà conclusa. Tutti noi stiamo prendendo più confidenza con il digitale. Ne usciremo più esperti. Questo quindi è un momento in cui non solo dobbiamo credere che ne usciremo ma dobbiamo anche investire in conoscenze e digitalizzazione. Bisogna pensare a un modello di offerta che non potrà essere quello di prima. Dobbiamo superare ostacoli e abbattere barriere. Il mio consiglio generale a tutti gli imprenditori è che non facciamo l’errore di pensare che il mercato ricomincerà dal punto in cui si lo avevamo lasciato. Il mercato invece richiederà una rimodulazione dell’offerta che non può non tener conto del digitale.
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