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Intervista ad Augusto Ciarrocchi, neo presidente Confindustria Ceramica

L’industria ceramica italiana supera i 7,5 miliardi di euro di fatturato dimostrando non solo la forza dei distretti ceramici del Paese, ma anche l’evoluzione sinergica di tutti i settori coinvolti, dalle piastrelle e rivestimenti per l’architettura alla ceramica sanitaria e per l’arredobagno. Ne abbiamo parlato con il neo presidente di Confindustria Ceramica, Augusto Ciarrocchi.

A parlarcene è Augusto Ciarrocchi, neopresidente di Confindustria Ceramica: Amministratore Delegato di Flaminia, Ciarrocchi è il primo rappresentate del mondo della ceramica sanitaria a ricoprire il ruolo di presidente. Una nomina che segna una tappa significativa nella storia della Confederazione di Sassuolo che ha individuato nell’imprenditore, già membro del consiglio direttivo di Confindustria Ceramica da diversi anni, il giusto referente.

Sebbene il fatturato della ceramica sanitaria italiana sia inferiore al 10% rispetto alle piastrelle, infatti, la visione non localistica di Confindustria Ceramica è un modo intelligente e lungimirante per rappresentare tutto il comparto della ceramica italiana. Con un’attenzione particolare alle sfide future di tutte le aziende, alla sostenibilità e alla competitività globale.

Presidente Ciarrocchi, come è iniziato il suo percorso nel mondo della ceramica?

Dopo gli studi in giurisprudenza a Perugia e due anni di pratica legale, nel 1986, alla morte di mio padre, i soci mi hanno offerto di seguire la parte amministrativa e legale di Flaminia Ceramica. Nel 1990 sono stato assunto in azienda e dopo un periodo critico di 7-8 anni e una mancata acquisizione da parte di un investitore esterno, come amministratore delegato e poi presidente ho guidato il rinnovamento totalmente del brand. Già nel 1997, con Roberto Palomba, avevamo iniziato a rinfrescare la comunicazione. Con l’inizio della collaborazione con Giulio Cappellini, come art director, e grazie a progetti come Acquagrande abbiamo imboccato una direzione rivoluzionaria: la cultura del design non solo ha salvato l’azienda, ma ne ha fatto un’apripista nel mondo dell’arredobagno.

Parallelamente al lavoro in azienda, lei ha sempre seguito con interesse anche l’attività associativa…

Occuparmi delle questioni associative di Confindustria, sia locale sia nazionale, per me è stato naturale. Nei primi anni ’90 partecipavo alle riunioni di Federceramica, la federazione dei produttori sanitari (all’epoca piastrelle e sanitari aderivano a due associazioni distinte). Dopo aver seguito le associazioni territoriali anche a Viterbo e Roma, sono entrato a far parte del consiglio generale di Confindustria Ceramica a Sassuolo.

Quando il settore della ceramica sanitaria è confluito in Confindustria Ceramica?

All’inizio degli anni 2000 con la fusione di grandi aziende di sanitari – Ceramica Dolomite acquisita da Ideal Standard, Pozzi Ginori da Geberit – Federceramica perse forza ed Assopiastrelle, divenuta Confindustria Ceramica con l’ingresso del comparto della ceramica sanitaria, fece un passo avanti lungo la strada nel raggruppare tutti i comparti industriali italiani attivi nella lavorazione dell’argilla. Il percorso si è concluso circa cinque anni fa con l’ingresso di l’ANDIL, l’associazione nazionale dei laterizi. Nei miei sei anni come vicepresidente ho rappresentato il settore dei sanitari.  

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