Protagonisti sono stati l’editorialista de la Repubblica Federico Rampini e il critico d’arte Philippe Daverio.
A Cersaie la sezione Archicont(r)act – luogo d’incontro tra i professionisti della progettazione internazionale e gli espositori della fiera – ha inaugurato con la conversazione su La Città del futuro che ha visto come protagonisti l’editorialista de la Repubblica Federico Rampini e il critico d’arte Philippe Daverio. L’evento è stato introdotto dal vicepresidente di Confindustria Ceramica Emilio Mussini, che, presentando il tema dell’incontro, ha ricordato che le città che si evolvono costantemente, partendo dal loro passato e che non esiste un’unica soluzione ideale di città.
Nel suo intervento Philippe Daverio ha definito l’identità della città odierna come il prodotto di due momenti storici importanti; il Codice Giustinianeo, la prima raccolta di codici per dare ordine alla civiltà e la regola di convivenza scritta da San Benedetto, conferendo un’etica all’interno delle città. La società odierna è quindi basata su ordine e moralità che per Daverio non sono elementi fondamentali per la costruzione del futuro. La città non è la sommatoria di numeri ma l’identificazione delle persone in sistemi collettivi condivisi, per formare un senso di appartenenza che rompe i parametri di urbanistica moderna. Il problema è guardare la città moderna come mera espansione volumetrica e non per le opportunità di incontri e partecipazione che offre. Inoltre ogni cultura possiede la propria concezione di città; per gli italiani una costruzione è basata sul valore intrinseco che essa rappresenta e infatti nel Bel Paese sono esaltati il restauro storico e l’innovazione urbanistica.
Federico Rampini, che per ragioni professionali ha abitato a Parigi, San Francisco, New York e Pechino, ha affermato che per migliorare le città del futuro bisogna utilizzare l’ingegneria sociale, ossia approfondire le ragioni per le quali le città hanno affrontato periodi di declino e perdita di abitanti, riuscendo poi a risollevarsi. Tra gli elementi ce caratterizzano le metropoli moderne vi è la disuguaglianza patologica che vede una divisione netta nella ricchezza della popolazione, portando i meno benestanti a trasferirsi fuori città. Tuttavia, ciò non deve portare a ritenere gli agglomerati urbani come qualcosa di negativo, ma sono anche luoghi di forte innovazione sociale ed ambientale: la vita in comunità consente di trovare maggiori soluzioni di risparmio energetico ottenendo un minore impatto sull’ambiente.
Condividi l'articolo
Scegli su quale Social Network vuoi condividere