Siamo nel mezzo di quella che sembra essere una “tempesta perfetta”. Il caro energia e di materie prime - queste ultime difficilmente reperibili – comportano una crescita vertiginosa dei prezzi lungo tutta la filiera, dalla produzione alla distribuzione che, ovviamente coinvolge anche le esportazioni. A questo si aggiunge l’incertezza geo-politica causata da venti di guerra e quella economica dovuta all’inflazione. Sì, sono tempi difficili. L’export internazionale ne risentirà, ma potrebbe trasformarsi in un volano positivo? Come si stanno muovendo le Associazioni di settore? Da questo ultimo approfondimento dedicato all’esportazione dei prodotti arredobagno emergono delle direttrici che possono guidare le nostre aziende nell’affrontare l’incertezza
“Quando il gioco si fa duro i duri iniziano a giocare”. Questa frase di un celebre film condensa bene lo spirito con cui le imprese del settore arredobagno made in Italy con forte vocazione all’esportazione possono, e devono, affrontare la congiuntura attuale. Emergono parole chiave come resilienza, analisi, pianificazione, valori, che racchiudono in sé una serie di azioni utili per proseguire – servendosi di strumenti nuovi e tradizionali – il percorso di internazionalizzazione dei mercati. L’export, infatti, gioca un ruolo fondamentale per le aziende del settore arredobagno e, nel periodo gennaio-maggio 2022 ha rappresentato il 45% delle vendite complessive con un ammontare di 793,6 milioni di euro (+13,75 sul 2021). Cifre importanti, quindi, che confermano la dinamicità del settore.
2022: una boccata di ossigeno
I dati forniti da Assobagno, frutto delle ultime rilevazioni del Centro Studi FederlegnoArredo e che riguardano i primi cinque mesi dell’anno in corso, sono confortanti per l’intero settore arredobagno. Si prevede una chiusura del 2022 a +10,3% con un andamento generale positivo: export a +12,1% sorpassa il mercato nazionale a +9%. La stragrande maggioranza delle imprese reputa che chiuderà il 2022 con ricavi in crescita rispetto al 2021 per quanto riguarda le vendite sia sul mercato interno sia per l’estero. Dopo gli anni peggiori della pandemia, quindi, le aziende italiane di arredobagno sono state veloci nel reagire con forza presidiando molto bene i mercati internazionali. D’altronde, sono anni che le esportazioni del settore sfiorano il 50% delle attività commerciali globali e, sebbene con percentuali diverse, tutti i comparti dell’arredobagno hanno visto crescere le vendite all’estero. (dati: Centro Studi FederlegnoArredo)
Principali mercati stranieri
Le esportazioni del settore arredobagno si rivolgono principalmente ai paesi europei, con eccezione degli Stati Uniti. È all’Occidente nel suo complesso, quindi, che le nostre aziende guardano per le loro strategie commerciali internazionali. Sempre in riferimento al periodo gennaio-maggio 2022, i dati di Centro Studi FederlegnoArredo confermano la Germania come primo mercato con 17% dell’export totale e una variazione positiva del +12 sul 2021 (140 milioni di euro). Bene anche la Francia, che rappresenta il secondo mercato: +5,2% sul 2021, (quasi 129 milioni di euro), mentre gli Stati Uniti sono il terzo mercato con 41,21 milioni di euro, registrando un + 38,8% sul 2021. A seguire il Regno Unito con 39,70 milioni di euro e un +5% sul 2021. Chiude la classifica dei top cinque la Svizzera con 38,81 milioni di euro e una variazione del +20,6 % sull’anno precedente. (dati: Centro Studi FederlegnoArredo).
Guardando a fine anno…
Come abbiamo visto, considerando i dati acquisiti fino a giugno 2022, il quadro dei mercati internazionali ha registrato un incremento che supera il 12% rispetto al 2021. “È un dato positivo – commenta Gianluca Marvelli – past President di Assobagno – ma le prospettive, purtroppo, sono di una tendenza in flessione per questa seconda parte del ‘22 che, secondo le previsioni, chiuderà comunque con un incremento rispetto al 2021 ma meno favorevole di quello registrato nella prima parte del 2022. Personalmente penso che la crescita fletterà verso il basso a partire da luglio-agosto di quest’anno a causa dello scenario politico internazionale e soprattutto per l’impatto dei costi energetici, logistici e delle materie prime. Si tratta di una complessità che dobbiamo affrontare.” Inoltre, commentando l’incremento di fatturato, Marvelli osserva che “Si deve guardare ai margini con cui questo fatturato è stato realizzato. Oggi le imprese di arredobagno hanno sofferto di una ridotta marginalità a causa dell’impennata dei costi dell’energia e delle materie prime che, per aziende energivore e gasivore, come quelle ceramiche e della rubinetteria – penso alla galvanica – rappresentano quasi una follia. Sono comunque coinvolti i tutti settori della produzione arredobagno. Per le materie prime, oltre a non essere facilmente reperibili, i prezzi sono più che raddoppiati. Tutto ciò si è ovviamente riflesso sul prezzo del prodotto finale, ma solo parzialmente perché c’è un gap temporale dall’arrivo delle materie prime al cambio effettivo dei listini. Mi auguro, quindi, che si possa arrivare a plafonare o a ridurre questi costi surreali.”
Export: a oggi il sentiment è positivo
“L’internazionalizzazione del settore arredobagno, che oggi rappresenta circa il 45-50% delle vendite totali, a seconda dei comparti – commenta Marvelli – è molto concentrato a livello europeo, dove Germania e Francia quest’anno segnano rispettivamente il 17,6% e il 16,2% del totale e, insieme, rappresentano più del 33% dell’intero valore di esportazione. Seguono il Regno Unito dove l’export è a quota 5% del totale, la Svizzera con il 4,8%. Si dovrà poi valutare cosa accadrà in questi paesi nei prossimi mesi, in particolare in Germania. Fuori dall’Europa primeggiano gli Stati Uniti che assorbono il 5,1% delle vendite italiane e rappresentano il terzo mercato. Comunque, il dato che il nostro Centro Studi ha raccolto dalle imprese associate, testandone anche di recente previsioni e sentimenti, registra un clima di fiducia. Gli imprenditori sono portati a guardare al futuro in termini positivi, altrimenti ci si fermerebbe. Nonostante tutta questa fiducia non si può non tenere in considerazione che la situazione economica, politica e geopolitica sta pesando molto sulle nostre imprese.” E pesa non solo su quelle italiane, la congiuntura attuale accomuna tutti i paesi europei, solo Spagna e Francia sono in una situazione migliore dal punto di vista energetico.
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