Ospiti di Jaquar Group abbiamo visitato gli stabilimenti produttivi dell’azienda indiana e sperimentato il valore sacrale dell’ospitalità. Un viaggio che è stato soprattutto un’esperienza preziosa per comprendere l’attitudine imprenditoriale di una cultura geograficamente lontana da noi.
È stata una magnifica e intensa esperienza quella fatta entrando in contatto con le molteplici produzioni di Jaquar Group in India, marchio dalle diversificate soluzioni per il bagno che da qualche tempo ha iniziato a esportare anche in Italia. Delle cinque unità produttive presenti in India, abbiamo visitato quella operosissima di Bhiwadi che ogni anno produce più di 24 milioni di miscelatori, destinati al mercato indiano e a quello estero; quella di Kishangarth, dedicata alla lavorazione del vetro per i box doccia; e, infine, quella che fa capo al quartier generale di Manesar, dove si realizzano vasche da bagno con e senza idromassaggio, mini piscine, saune e bagno turco. Passando da una sede all’altra, abbiamo avuto modo di osservare i colori dell’India, attraversando centri abitati e zone residenziali di recentissima costruzione, vedendo ai margini delle strade variegati baracchini di cibo e superando mezzi di ogni tipo, dai taxi gialli e verdi, simili alle Api Piaggio, ma traboccanti di un sorprendente quantitativo di persone, alle biciclette con carrelli stracolmi di merci e oggetti. Nell’impianto di Bhiwadi destinato ai miscelatori, dove hanno sede i vecchi uffici del gruppo, abbiamo osservato una gran quantità di persone all’opera, in un connubio perfetto tra uomo e macchina, con processi che puntano alla valorizzazione della forza lavoro, tanto da aver reso gli impianti Jaquar tra i luoghi migliori dove lavorare in India, per condizioni ambientali e tutela del personale.
A Kishangarth, oltre alla divisione che si occupa della lavorazione del vetro, è presente un elegante show-room, con bar interno e un’esposizione di numerose e possibili combinazioni dal vasto catalogo Jaquar. Tuttavia, la sede che ci ha davvero colpiti è stata quella di Manesar, un edificio totalmente eco friendly, dalle emissioni a impatto zero. Il gas, ad esempio, prodotto dal termovalorizzatore presente dall’edificio viene utilizzato nella mensa comune per cucinare gli alimenti dei dipendenti, l’energia erogata è alimentata da quella solare, i vetri sono isolanti e ad altissima efficienza energetica, mentre l’acqua utilizzata viene tutta riciclata. A Manesar abbiamo compreso appieno anche quanto la missione del gruppo sia mossa da una profonda spiritualità, evidente soprattutto nei simboli scelti per l’ideazione della nuova sede, a partire dalla forma dell’edificio. L’avanguardistica struttura, infatti, ideata dal pluripremiato GNA (Gayathri Shetty & Namith Varma), ha la forma di un’aquila reale che plana sulla cima di una vetta rocciosa, dalla quale sgorga l’acqua che a cascata scende lungo il pendio di una verde collina. Nella hall dell’edificio, invece, sono richiamati i cinque elementi della natura – acqua, terra, fuoco, cielo e aria – per agevolare creatività e ispirazione. Gli spazi sono concepiti per favorire il benessere dei dipendenti, grazie al bar, alla mensa, alla biblioteca, alla palestra e alla sala giochi e per mettere a proprio agio possibili nuovi partner e clienti, con spaziose e molteplici sale riunioni e con la sala teatro. A stupire ulteriormente i visitatori c’è lo straordinario Experience Centre, progettato dal designer Michael Foley, che grazie al suono, alle luci, alle proiezioni e a svariati mezzi multimediali, presenta la storia dell’azienda e dei suoi prodotti di punta, attraverso un suggestivo percorso. Al termine della visita il messaggio più importante che abbiamo portato con noi è quello che oltre al design e all’innovazione tecnica dei prodotti, una cultura millenaria come quella indiana aggiunge una valenza sacrale e rituale a tutto ciò che fa.
(by Claudia Marfella)
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