Il punto di vista progettuale di Mario Ferrarini è quello del designer che si pone all’interno di uno spazio per costruire, non per fare un puro esercizio di stile. La sua intervista sul nuovo numero del Bagno Oggi e Domani
Parlare con Mario Ferrarini è immaginare. la sua passione per l’interior design infatti lo guida in ogni momento a immaginare prodotti sempre in grado di dialogare con lo spazio, con altri oggetti e con altre funzioni.
Qui di seguito un breve stralcio dell’intervista pubblicata sul numero 326 del Bagno Oggi e Domani CLICCA QUI PER LEGGERLA SULLO SFOGLIABILE
La tua progettualità si caratterizza per ricerca e sperimentazione, come si è formata questa visione?
Da ragazzo ero un perfezionista, un bravo disegnatore tecnico, poi ho studiato Industrial Design al Politecnico di Milano e, dopo la laurea, ho iniziato a esercitare la professione di progettista e designer. Il mio amore per il settore bagno è nato un po’ per caso, quando in Università partecipai a un laboratorio di approfondimento dedicato a questo ambiente. Allora era un tema molto sperimentale, benché il bagno avesse riferimenti storici importantissimi. Per esempio, tra il ’45 e il ’51 Mies Van der Rohe aveva progettato e costruito Casa Farnsworth, nella campagna a sud-ovest di Chicago. Completamente in vetro e acciaio, l’edificio si compone di un unico spazio completamente aperto che ruota attorno al blocco servizi, disposti al centro: un’area racchiusa da pannelli in legno che contiene due bagni, la cucina e camere di servizio. Emblema del Modernismo, è un progetto funzionale dove il bagno è al centro dello spazio. L’organizzazione delle abitudini quotidiane fa sì che tutto funzioni. Collaboro con aziende specializzate in diversi ambiti del mondo dell’arredo ma mi sento più a mio agio progettando per il settore bagno. Da ragazzo disegnavo il bagno nella mia sala da bagno, lo trovavo un luogo perfetto. Questo ambiente è uno spazio onirico dove la sperimentazione consente di lanciare messaggi che rimandano alle nostre origini e alla nascita. La sperimentazione più estrema è stata la mia tesi di laurea: un racconto quasi esclusivamente per immagini che era una provocazione: dimostrare come si può vivere in una stanza da bagno. Studiando la posizione che si assume in una vasca, su un divano o su un letto – tutte molto simili – ho creato nuovi oggetti, riequilibrandoli per funzioni affini. Soluzioni semplici, dove la vasca diventava un po’ divano e, riorganizzando gli oggetti, si aprivano nuove tipologie di spazio. Questa mia tesi è del 2004 e dopo tutti questi anni penso che abbia ancora un forte significato.
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