Con Riken Yamamoto diventano 13 i Premi Pritzker che hanno tenuto la grande e attesa conferenza Cersaie, rendendo il Salone Internazionale della Ceramica per l'Architettura e dell'Arredobagno luogo di eccellenza e di confronto sui temi dell'architettura internazionale.
E’ l’architetto giapponese Riken Yamamoto, vincitore del Premio Pritzker 2024, l’ospite di giovedì 26 settembre nell’ambito di Costruire, Abitare, Pensare, il programma culturale di Cersaie. Yamamoto terrà la Lectio Magistralis alle ore 11:00 presso la Sala Europa del Palazzo dei Congressi di BolognaFiere con ingresso gratuito previa registrazione.
Con Riken Yamamoto diventano 13 i Premi Pritzker che hanno tenuto la grande e attesa conferenza Cersaie, rendendo il Salone Internazionale della Ceramica per l’Architettura e dell’Arredobagno luogo di eccellenza e di confronto sui temi dell’architettura internazionale. Prima di lui sono stati ospiti di Cersaie Renzo Piano, Toyo Ito, Shigeru Ban, Kazuyo Sejima, Francis Kéré, Richard Rogers, Norman Foster, Thom Mayne, Shelley McNamara, Rafael Moneo, Glenn Murcutt ed Eduardo Souto De Moura. E’ tuttavia la prima volta che Cersaie ha il privilegio di ospitare il vincitore del Premio Pritzker nello stesso anno in cui gli è stato assegnato.
Nato a Pechino nel 1945 e trasferitosi nella città giapponese di Yokohama nel secondo dopoguerra, Riken Yamamoto si è formato alla Nihon University, laureandosi nel 1968. Figlio di un ingegnere e di una farmacista, si è successivamente specializzato alla Tokyo University of the Arts, dove ha conseguito il Master of Arts in Architecture nel 1971. Due anni più tardi ha fondato il suo studio, Riken Yamamoto & Field Shop, del quale è ancora oggi al timone. A differenza di alcuni dei suoi connazionali già insigniti del Pritzker Prize, nel corso di cinque decenni di attività professionale ha operato quasi esclusivamente nel continente asiatico. Eccezion fatta per The Circle Convention Center di Zurigo – multiforme polo per l’ospitalità, la convegnistica, gli eventi e il commercio a ridosso dell’aeroporto della città svizzera – gli edifici di Yamamoto si concentrano infatti tra Giappone, Cina e Repubblica di Corea. Sono residenze private, complessi di edilizia popolare, strutture scolastiche, poli universitari, sedi istituzionali, case temporanee nell’area del disastro di Heita e musei. Yamamoto spiega la poetica della propria architettura come questione sociale per eccellenza: “Ogni casa esiste all’interno di una città ed ogni famiglia esiste all’interno della comunità dei cittadini. Il rapporto tra comunità e famiglia, come la soglia spaziale tra la città e la casa privata, è la chiave che permette ad una comunità di esistere”.
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